Nuova Riveduta:

Atti 21:23

Fa' dunque quello che ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini che hanno fatto un voto;

C.E.I.:

Atti 21:23

Fa' dunque quanto ti diciamo: vi sono fra noi quattro uomini che hanno un voto da sciogliere.

Nuova Diodati:

Atti 21:23

Fa' dunque quanto ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini, che hanno fatto un voto;

Riveduta 2020:

Atti 21:23

Fa' dunque quanto ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini che hanno fatto un voto;

La Parola è Vita:

Atti 21:23

Questo sarebbe il nostro suggerimento: ci sono qui quattro uomini che hanno fatto un voto e devono farsi tagliare i capelli.

La Parola è Vita
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Riveduta:

Atti 21:23

Fa' dunque questo che ti diciamo: Noi abbiamo quattro uomini che hanno fatto un voto;

Ricciotti:

Atti 21:23

Fai dunque così come ti diciamo: Son presso di noi quattro uomini, che hanno fatto voto;

Tintori:

Atti 21:23

Fa' dunque ciò che ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini che han fatto un voto.

Martini:

Atti 21:23

Fa' adunque quello, che ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini, che hanno un voto sopra di se.

Diodati:

Atti 21:23

Fa' dunque questo che ti diciamo. Noi abbiamo quattro uomini, che hanno un voto sopra loro.

Commentario abbreviato:

Atti 21:23

19 Versetti 19-26

Paolo attribuisce tutto il suo successo a Dio, e a Dio danno la lode. Dio lo aveva onorato più di tutti gli apostoli, eppure essi non lo invidiavano, ma al contrario glorificavano il Signore. Non potevano fare di più per incoraggiare Paolo a proseguire allegramente nel suo lavoro. Giacomo e gli anziani della chiesa di Gerusalemme chiesero a Paolo di gratificare i Giudei credenti con qualche adempimento della legge cerimoniale. Pensavano che fosse prudente da parte sua conformarsi a questo punto. Era una grande debolezza essere così affezionati alle ombre, quando la sostanza era arrivata. La religione che Paolo predicava non tendeva a distruggere la legge, ma a realizzarla. Predicava Cristo, fine della legge per la giustizia, e il pentimento e la fede, in cui dobbiamo fare grande uso della legge. La debolezza e la malvagità del cuore umano appaiono con forza se consideriamo quanti, anche tra i discepoli di Cristo, non hanno tenuto in debito conto il ministro più eminente che sia mai esistito. Né l'eccellenza del suo carattere, né il successo con cui Dio aveva benedetto le sue opere, potevano guadagnarsi la loro stima e il loro affetto, visto che egli non portava lo stesso rispetto di loro alle mere osservanze cerimoniali. Quanto dobbiamo stare attenti ai pregiudizi! Gli apostoli non erano esenti da colpe in tutto ciò che facevano; e sarebbe difficile difendere Paolo dall'accusa di aver ceduto troppo in questa materia. È vano cercare di ottenere il favore degli zeloti o dei bigotti di un partito. Questo atteggiamento di Paolo non è stato corretto, perché la stessa cosa con cui sperava di pacificare i Giudei, li ha provocati e lo ha messo in difficoltà. Ma l'onnipotente Dio annullò sia il loro consiglio sia l'assecondamento di Paolo, per raggiungere uno scopo migliore di quello che si era prefissato. Era vano pensare di compiacere uomini che non avrebbero gradito altro che l'estirpazione del cristianesimo. L'integrità e la rettitudine avranno più probabilità di preservarci che non le accondiscendenze insincere. E dovrebbe metterci in guardia dal fare pressione sugli uomini affinché facciano ciò che è contrario al loro stesso giudizio per obbligarci.

Riferimenti incrociati:

Atti 21:23

At 18:18; Nu 6:2-7

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